Projet de Sculpture « Les Amoureux du Cinema »
Projet de sculpture de porcelaine, Les Amoureux du Cinema (40x40x40 cm).
Projet de sculpture de porcelaine, Les Amoureux du Cinema (40x40x40 cm).
Plus simple que la poste!!! Joyeux Noël et Bonne Année 2024 ! Jean-Pierre
Le fauteuil de Federico Fellini est arrivé de Rome à Sèvres, dans l’atelier de Jean Pierre.
A l’occasion de la présentation du film “Io Capitano” au Cinéma Farnèse de Rome (septembre 2023), le réalisateur Matteo Garrone s’est vu remettre une œuvre de Jean-Pierre Duriez.
“Io Capitano”, regia di Matteo Garrone, racconta il viaggio avventuroso di due giovani, Seydou e Moussa, che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa. Un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare.
“Jean-Pierre Duriez. Les amoureux du cinema”, intervista di Lori Falcolini all’attore-regista / pittore, pubblicata su Aboutartonline.com – rivista di arte on line.
di Lori FALCOLINI
Lo spazio storico del Cinema Farnese Arthouse di Roma ha ospitato la prima esposizione italiana di Les amoureux du cinema, opere pittoriche di Jean-Pierre Duriez.
Attore di cinema e teatro, fotografo, regista e pittore, Duriez è innanzi tutto un amante del cinema ed è proprio questo universo di emozioni, di personaggi, di pubblico, di comparse incontrate a Cinecittà e di maestri della settima arte, a vivere nelle sue opere.
“Aldo Tassone, uno dei maggiori esperti di cinema che io ho conosciuto quattro anni fa in un bar di Sèvres accanto al mio atelier di pittura, e sua moglie Françoise Pieri – dice Jean-Pierre Duriez – sono stati gli ispiratori di questa mostra. Grazie a Tassone a cui ho dedicato il cortometraggio della mostra e ai nostri racconti di cinema io ho ritrovato il cinema italiano! Aldo mi ha raccontato l’amore delle coppie del cinema – Fellini e la Masina, Sophia Loren e Carlo Ponti…- mi ha parlato di Visconti, di Orson Welles, di Truffaut, del suo amore sconfinato per il cinema di Fellini a cui ha dedicato il suo ultimo libro, della loro amicizia…Questi quadri nascono dalle suggestioni evocate in me da quei racconti di vita oltre che dalla mia esperienza di cinema con Giuseppe Tornatore, Francesca Archibugi… Il cinema racconta l’amore e aiuta l’amore; nel buio della sala gli amanti si toccano, si baciano. I cinema sono adesso le mie gallerie: Firenze Brescia Ferrara Torino Verona, 1300 cinema europei per un vagabondo della pittura in tournée per il mondo.”
Nelle tele di Duriez aleggia lo spirito “surrealista” di Fellini. Uomini e donne, marinai, les putains di Toulouse Lautrec, cardinali e diavoli muniti di forca e corna. Sguardi ammiccanti, vogliosi, inquieti. Amore e ambiguità si contendono i personaggi; i colori vibrano sfacciati sullo sfondo scuro. Le tele pittoriche di Jean-Pierre Duriez sono contenitori alchemici in cui l’artista dipinge le infinite sfumature di Les amoureux du cinema.
“Nelle mie opere rappresento l’amore, l’eros, le donne con il seno nudo – il femminile inizia da lì, anche attraverso i vestiti lascio intravedere il seno- , amo dipingere le facce ma anche i corpi. In questo quadro – racconta Duriez – mi sono lasciato ispirare da Il portiere di notte di Liliana Cavani, un film realizzato quasi cinquanta anni fa che oggi mi colpisce ancora. Io sono in quei personaggi. E qui ci sono i cardinali di Habemus Papam di Nanni Moretti: la santità, la censura, il potere.
C’è poi l’amore dei produttori per il cinema i soldi e lo champagne; c’è l’amore del pubblico e l’amore consumato a Venezia dove puoi fare tutto con chiunque se sei mascherato perché domani è un altro giorno… Quando ho lavorato con Paola Borboni e Lando Buzzanca nello spettacolo teatrale diGianfranco De Bosio, Lo stratagemma dei bellimbusti, siamo andati in tournée a Venezia. Durante lo spettacolo ho avuto un flash: noi attori eravamo sul palcoscenico vestiti in costumi del settecento, anche il pubblico in sala indossava costumi carnevaleschi. Dove si svolgeva lo spettacolo? Chi recitava? Nei miei quadri c’è questa inversione. Il pubblico è il film che io racconto. Dipingo anche il pubblico di spalle con lo schermo bianco perché ciascuno vede il suo film, ciascuno è convinto che il film sia proprio quello. Anche per me che dipingo il quadro, il film esiste veramente e mi piace, mi coinvolge”.
Il toche blanche lo storico cappello del cuoco, significante di infiniti significati, è una presenza cangiante nei quadri di Duriez che ha realizzato documentari su grandi alberghi in tutto mondo. L’ incontro con gli chef, i loro visi, i racconti, hanno nutrito simbolicamente il suo mondo artistico. Un particolare, un tocco di toche, l’espressione compunta di un Charlie Chaplin oppure un pantalone da guappo napoletano o lo sguardo affascinato da una donna provocantemente nuda rivela il carattere dello chef. L’artista cuisinier amalgama nelle tele tutta la sua vita e il mondo che lo circonda. Ogni volta in modo diverso. Nei suoi quadri puoi sentire anche un “fumetto” di Chagall, di Picasso o di De Chirico…
“La tela è un piatto – dice Duriez- che contiene tutto ciò che mi piace. Mi piacciono le facce delle persone, i corpi, i particolari. I miei quadri sono pieni di dettagli come i film di Sergio Leone; non sono dettagli iperrealisti, sono quelli della vita. Mi piace cogliere la bellezza delle facce nelle strade; utilizzo molto la mia telecamera interna. La mattina faccio il punto delle cose che ho visto e se qualcosa si accende dentro di me posso anche alzarmi la notte abbozzando l’idea perché non sparisca. L’idea non è un pensiero ma una immagine, un dettaglio e quando ho raccolto molti dettagli butto tutto e creo qualcosa di nuovo. La notte, qualcuno lavora per me. I miei quadri che sono oggi esposti nei musei in Cina sono nati di notte. Mi sono sentito piccolo di fronte a tele di così grandi dimensioni, 4 o 6 metri. Ho dipinto cuochi, fumo di cucina e bottiglie di vino sul punto di esplodere perché il vino non è buono… Non sono io che decido, è la tela che comanda.”
Lori FALCOLINI Roma 22 Ottobre 2023
Tutto è iniziato dal Villammare Festival Film&Friends ed è partito dalla cittadina che lo ospita. Le opere di Jean Pierre Duriez che celebrano il cinema racchiuse nella mostra “Les amoureux du cinèma” attraverseranno l’Italia alla volta di Parigi. Il giornalista Bellotta ha visitato l’esposizione durante la sua permanenza a Roma.
Comincia da Roma la bella tournée italiana della mostra “ Les amoureux du cinèma ” dell ’artista francese Jean Pierre Duriez. Prossime tappe Firenze, Brescia, Ferrara, fino a raggiungere Parigi. In uno dei posti più belli e suggestivi di Roma, Campo Dei Fiori, nel foyer del Cinema Farnese Arthouse, i disegni e i quadri di Duriez raccontano un pezzo importante del cinema e della cultura italiana. Uno splendido omaggio alla regista Liliana Cavani, con un preciso ed efficace richiamo al film “Il Portiere di notte”; dipinti con espliciti riferimenti a Fellini, Chaplin e De Chirico sono tra le opere più significative in esposizione. Non manca il sano e graffiante umorismo d’oltralpe: una tela visualizza una sala di proiezione piena di porporati, posizionati di spalle con lo zucchetto rosso; nascosto, ma riconoscibile perché con lo zucchetto bianco, il Papa; tutti, ovviamente, innamorati del cinema. Altrettanto ironica la rappresentazione del pubblico in sala alla Mostra del Cinema di Venezia.
L’intreccio tra cinema e pittura è evidente. In un altro quadro, in bianco e nero, la pellicola del vecchio 35 millimetri si assottiglia sempre di più fino a sembrare un pennello che ,a sua volta, si trasforma nella figura umana stilizzata che , moltiplicata per tante volte, forma il pubblico di una sala cinematografica. Passione e amore per il cinema hanno qui un’origine lontana nel tempo: nascono dall’amicizia con Aldo Tassone, scrittore raffinato e critico cinematografico, e sono rigenerate dall’incontro fecondo con Pasquale Persico, economista e docente universitario. La mostra “Les amoureux du cinèma”, che tanto consenso registra a Roma, prima tappa del lungo itinerario che si conclude a Parigi, nasce da una idea per la scenografia della ventiduesima edizione del Villammare Festival. Un disegno, che sembra appena abbozzato, rappresenta una idea di grande valore universale. Due persone, di spalle, in una fila di poltrone rosse, guardano uno schermo. Sono innamorati del cinema, ma sono anche innamorati tra loro?
Sono giovani o maturi oppure anziani? L’immagine cattura l’osservatore, ciascuno può riconoscersi nella coppia o, semplicemente, desiderare di sedersi accanto e vedere il film. E’ un invito a ritornare al cinema, a vedere in una sala cinematografica i films della settima arte. Proprio sul palco del Villammare Festival, Enrico Vanzina ha ricordato a tutti che i films, questa magica mescolanza di immagini, parole e musiche, vanno visti nelle sale cinematografiche. Andare a cinema non è solo vedere un film ma è un gesto di amore e di cultura, così com’è plasticamente rappresentato dai quadri di Duriez. Uscire da sé stessi, uscire dal proprio nido, lasciando il divano di casa e il piccolo schermo, consente di fare la cosa più bella per un essere umano: la manutenzione dell’amicizia.
Questo è il fil rouge che parte da Villammare e raggiunge Roma e Parigi: due città simbolo di cul- ture eterne e universali; è il messaggio alto e nobile che unisce tutti coloro che sono innamorati del Cinema.
di Gaetano Bellotta
Lo spazio storico del Cinema Farnese Arthouse di Roma ha ospitato la prima esposizione italiana di Les amoureux du cinema, opere pittoriche di Jean-Pierre Duriez. Attore di cinema e teatro, fotografo, regista e pittore, Duriez è innanzi tutto un amante del cinema ed è proprio questo universo di emozioni, di personaggi, di pubblico, di comparse incontrate a Cinecittà e di maestri della settima arte, a vivere nelle sue opere.
“Aldo Tassone, uno dei maggiori esperti di cinema che io ho conosciuto quattro anni fa in un bar di Sèvres accanto al mio atelier di pittura, e sua moglie Françoise Pieri – dice Jean-Pierre Duriez – sono stati gli ispiratori di questa mostra. Grazie a Tassone a cui ho dedicato il cortometraggio della mostra e ai nostri racconti di cinema io ho ritrovato il cinema italiano! Aldo mi ha raccontato l’amore delle coppie del cinema, Fellini e la Masina, Sophia Loren e Carlo Ponti… mi ha parlato di Visconti, di Orson Welles, di Truffaut, del suo amore sconfinato per il cinema di Fellini a cui ha dedicato il suo ultimo libro, della loro amicizia… Questi quadri nascono dalle suggestioni evocate in me da quei racconti di vita oltre che dalla mia esperienza di cinema con Giuseppe Tornatore, Francesca Archibugi… Il cinema racconta l’amore e aiuta l’amore; nel buio della sala gli amanti si toccano, si baciano. I cinema sono adesso le mie gallerie: Firenze Brescia Ferrara Torino Verona, 1300 cinema europei per un vagabondo della pittura in tournée per il mondo.”
Nelle tele di Duriez aleggia lo spirito “surrealista” di Fellini. Uomini e donne, marinai, les putains di Toulouse Lautrec, cardinali e diavoli muniti di forca e corna. Sguardi ammiccanti, vogliosi, inquieti. Amore e ambiguità si contendono i personaggi; i colori vibrano sfacciati sullo sfondo scuro. Le tele pittoriche di Jean-Pierre Duriez sono contenitori alchemici in cui l’artista dipinge le infinite sfumature di Les amoureux du cinema.
“Nelle mie opere rappresento l’amore, l’eros, le donne con il seno nudo, il femminile inizia da lì, anche attraverso i vestiti lascio intravedere il seno, amo dipingere le facce ma anche i corpi. In questo quadro – racconta Duriez – mi sono lasciato ispirare da Il portiere di notte di Liliana Cavani, un film realizzato quasi cinquanta anni fa che oggi mi colpisce ancora. Io sono in quei personaggi. E qui ci sono i cardinali di Habemus Papam di Nanni Moretti: la santità, la censura, il potere. C’è poi l’amore dei produttori per il cinema i soldi e lo champagne; c’è l’amore del pubblico e l’amore consumato a Venezia dove puoi fare tutto con chiunque se sei mascherato perché domani è un altro giorno… Quando ho lavorato con Paola Borboni e Lando Buzzanca nello spettacolo teatrale di Gianfranco De Bosio, Lo stratagemma dei bellimbusti, siamo andati in tournée a Venezia. Durante lo spettacolo ho avuto un flash: noi attori eravamo sul palcoscenico vestiti in costumi del settecento, anche il pubblico in sala indossava costumi carnevaleschi. Dove si svolgeva lo spettacolo? Chi recitava? Nei miei quadri c’è questa inversione. Il pubblico è il film che io racconto. Dipingo anche il pubblico di spalle con lo schermo bianco perché ciascuno vede il suo film, ciascuno è convinto che il film sia proprio quello. Anche per me che dipingo il quadro, il film esiste veramente e mi piace, mi coinvolge.”
Il toche blanche lo storico cappello del cuoco, significante di infiniti significati, è una presenza cangiante nei quadri di Duriez che ha realizzato documentari su grandi alberghi in tutto mondo. L’ incontro con gli chef, i loro visi, i racconti, hanno nutrito simbolicamente il suo mondo artistico. Un particolare, un tocco di toche, l’espressione compunta di un Charlie Chaplin oppure un pantalone da guappo napoletano o lo sguardo affascinato da una donna provocantemente nuda rivela il carattere dello chef. L’artista cuisinier amalgama nelle tele tutta la sua vita e il mondo che lo circonda. Ogni volta in modo diverso. Nei suoi quadri puoi sentire anche un “fumetto” di Chagall, di Picasso o di De Chirico…
“La tela è un piatto – dice Duriez – che contiene tutto ciò che mi piace. Mi piacciono le facce delle persone, i corpi, i particolari. I miei quadri sono pieni di dettagli come i film di Sergio Leone; non sono dettagli iperrealisti, sono quelli della vita. Mi piace cogliere la bellezza delle facce nelle strade; utilizzo molto la mia telecamera interna. La mattina faccio il punto delle cose che ho visto e se qualcosa si accende dentro di me posso anche alzarmi la notte abbozzando l’idea perché non sparisca. L’idea non è un pensiero ma una immagine, un dettaglio e quando ho raccolto molti dettagli butto tutto e creo qualcosa di nuovo. La notte, qualcuno lavora per me. I miei quadri che sono oggi esposti nei musei in Cina sono nati di notte. Mi sono sentito piccolo di fronte a tele di così grandi dimensioni, 4 o 6 metri. Ho dipinto cuochi, fumo di cucina e bottiglie di vino sul punto di esplodere perché il vino non è buono… Non sono io che decido, è la tela che comanda.”
Joyeux Noël et… Bonne Année 2023